Negli studi dove esercita il dott. Dalena in pronvicia di Napoli, Caserta e Salerno è possible effettuare la terapia ad onde d'urto per la disfunzione erettile
Nel 2010 sono stati realizzati i primi studi in questo campo su cavie animali, in cui è stato indotto un infarto del miocardio occludendo l’arteria coronarica principale e, successivamente, il tessuto infartuato è stato sottoposto a trattamento con onde d’urto a bassa intensità inducendo il processo così conosciuto di neoangiogenesi, formando una circolazione supplementare in grado di sostituire la coronaria ostruita.
I risultati entusiasmanti hanno suggerito ai ricercatori di tentare la stessa applicazione anche in altre patologie e in altri organi. In caso di disfunzione erettile, l’onda d’urto a bassa intensità interagisce con i tessuti più profondi e causa un micro trauma meccanico a cui consegue un rilascio di fattori di crescita di tipo angiogenico che portano a una nuova vascolarizzazione nei tessuti colpiti migliorando di conseguenza il flusso di sangue.
Gli studi di anatomia patologica che hanno studiato i tessuti trattati con onde d’urto a bassa intensità hanno evidenziato:
Da qualche tempo quindi le onde d’urto sono state proposte per la risoluzione della disfunzione erettile e i risultati sinora ottenuti sono entusiasmanti.
L’effetto del trattamento si verifica dopo circa quattro settimane e tende a regredire gradualmente dopo due anni.
Le onde d’urto vengono applicate attraverso un manipolo creato appositamente per adattarsi all’anatomia del pene e vengono applicate in sei punti diversi del pene.
Il ciclo prevede 6 sedute di 15 minuti, una a settimana; la quantità di colpi e quindi di onde d’urto totali nel ciclo è in totale di 3.000 onde con una potenza pari a 0,10 – 0,25 micro joule per millimetro quadrato.
I risultati preliminari di uno studio condotto dalla Società Italiana di Andrologia attesta che il 70% dei pazienti guarisce dopo questo trattamento.
Nello specifico, una percentuale molto alta di pazienti che non rispondeva più al trattamento farmacologico torna a essere nuovamente responsivo all’uso dei farmaci, mentre una percentuale, che si attesta intorno al 15%, recupera del tutto la propria funzione erettile.
Seppur sia necessario ancora del tempo per avere delle stime precise, questa nuova tecnica apre nuovi orizzonti per il trattamento di seconda linea della disfunzione erettile.
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